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Non si arrestano le modifiche le modifiche al Superbonus: dopo il Decreto Superbonus arrivano i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate.

Che questa misura non vadano giù al governo Meloni ormai è molto chiaro e il il nuovo Decreto Superbonus ha introdotto importanti modifiche.

Il nuovo decreto tocca indistintamente i tanti bonus edilizi in circolazione: introdotto infatti lo lo spalma crediti per il Superbonus anche una drastica riduzione dell’aliquota di detrazione .

Novità in tema di Superbonus arrivano anche dall’Agenzia delle Entrate che ha reso note le istruzioni operative sul nuovo regime di plusvalenze introdotte dall’ultima legge di Bilancio per il 2024 tra cui la nuova tassa del 26% sulla vendita di immobili oggetto di Superbonus.

Scopriamo insieme chi paga, su quali immobili e quali sono gli esclusi dalla nuova tassazione.

Superbonus 2024, arriva una nuova tassa del 26% sulla plusvalenza: ecco i chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate

Il governo le scorse settimane ha approvato l’ennesima stretta al Superbonus: il nuovo decreto Superbonus ha introdotto importanti novità a partire dall’obbligo di ripartire in 10 anni la detrazione delle spese superbonus sostenute nel 2024 qualora si decida di indicarle nella dichiarazione dei redditi con effetto peraltro retroattivo.

E non solo: arriva la stretta per chi ha ristrutturato casa con tale misura e decida di venderla.

Le istruzioni e i chiarimenti arrivano da una circolare dell’Agenzia delle entrate, per la precisione la n. 13/E/2024 che ha appena fornito i dettagli applicativi del nuovo regime di plusvalenze introdotto dalla legge di Bilancio 2024.

La nuova circolare attua la stretta voluta fortemente dal ministro dell’Economia sui furbetti del Superbonus e verrà applicata a chi decide di vendere una seconda casa ristrutturata con il Superbonus, al 110%.

La nuova imposta o maxi tassazione del 26% vale solo per la vendita delle seconde case, che ristrutturate aumentano il proprio valore.

Ristrutturate tali abitazioni generano una plusvalenza nel momento in cui si decide di vendere.

In realtà la nuova tassazione valeva a partire dal primo gennaio 2024 ma l’Agenzia delle Entrate non si era ancora espressa in merito dando le istruzioni operative ed applicative del nuovo regime di plusvalenze introdotte dall’ultima legge di Bilancio per il 2024.

La maxi tassa viene applicata per un periodo di dieci anni su chi vende una seconda casa, a meno non sia stata ereditata o donata.

Durante questo tempo in caso di vendita si andrà verso un prelievo del 26% sulla plusvalenza generata dall’operazione come reddito diverso. 

Lo scopo e dunque l’obiettivo è colpire gli interventi di recupero e rivendita fatti esclusivamente con intento speculativo.

Il termine per il calcolo del decorso dei dieci anni è la data di conclusione degli interventi ammessi al Superbonus.

Tale data è comprovata dalle abilitazioni amministrative o dalle comunicazioni richieste dalla normativa urbanistica e dai regolamenti edilizi vigenti.

Superbonus, ecco a chi paga la nuova tassa del 26%

L’Agenzia delle Entrate ha comunicato espressamente a chi si applica la nuova tassazione del 26% sugli immobili oggetto di Superbonus.

Nello specifico la nuova tassa ha ad oggetto  tutte le tipologie di immobili che sono state oggetto degli interventi agevolati ammessi al Superbonus.

Questo indipendentemente dal fatto che siano stati effettuati  dal cedente come il proprietario oppure dagli altri aventi diritto, come il conduttore, il comodatario, il familiare convivente, ecc.

La nuova ipotesi di plusvalenza si applica solo per la prima cessione a titolo oneroso, effettuata entro dieci anni dalla conclusione dei lavori.

Dunque è chiaro che tale tassazione non si  applica alle successive cessioni dell’immobile.

Per far scattare la  nuova tassazione basta un lavoro effettuato sulle parti comuni di un condominio, che non coinvolgono l’appartamento.

Gli Esclusi

L’Agenzia delle Entrate chiarisce anche chi non deve pagare la nuova tassazione del 26%.

Non sono oggetto di tassazione tutti coloro che vendono immobili adibiti ad abitazione principale, anche per i propri familiari.

Tale deroga vale se la casa è stata l’abitazione principale per la maggior parte dei dieci anni prima della cessione o del periodo tra l’acquisto (o la costruzione) e la cessione.

Inoltre sono escluse dalle nuove disposizione sulle plusvalenze anche gli immobili acquisiti per successione

 

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