Si allarga il consenso intorno alla posizione del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in difesa delle garanzie a sostegno delle imprese introdotte durante la pandemia. A inizio settimana Orsini ha alzato uno scudo protettivo su questa misura volta a salvaguardare le imprese, rimarcando l’importanza vitale di stare vicino ai luoghi della produzione quando devono investire e nei momenti di maggiore difficoltà.
A sposare la linea del neo presidente dell’associazione degli industriali si è subito unito il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ponendo ieri l’accento sull’importanza di tale sostegno e sul fatto che i tassi di deterioramento dei crediti risultano molto bassi. I dati presenti nel Rapporto Bankitalia sulla stabilità finanziaria al 30 aprile parlano chiaro: a fine 2023 era giunto a scadenza circa il 45% dei prestiti assistiti da una garanzia pubblica ex pandemia (tra marzo 2020 e giugno 2022). Attualmente sarebbero già stati restituiti 150 degli originali 250 miliardi. «Il tasso di deterioramento su base annua associato alle imprese che avevano fatto ricorso ai prestiti Covid-19 si è mantenuto attorno al 2%, mostrando una lieve tendenza all’aumento nell’ultimo trimestre», precisa il massimo esponente dell’associazione bancaria. Secondo informazioni fornite da Mediocredito Centrale, gestore del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, a marzo del 2024 le escussioni dei prestiti garantiti sono cresciute rispetto a dicembre, ma rimangono inferiori agli andamenti osservati prima della pandemia. «Questo indica che le imprese stanno gradualmente recuperando stabilità, ma che il supporto delle garanzie resta fondamentale per evitare un ritorno alle difficoltà pre-pandemiche», ha commentato il Centro studi di Unimpresa. Il dibattito sollevato da Orsini e supportato da Patuelli tocca da vicino soprattutto le piccole e medie imprese.
«Sono loro il vero motore dell’economia italiana – ha tagliato corto Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa – ed è evidente che le garanzie pubbliche hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo determinante nel sostenerle. Senza queste garanzie, molte aziende avrebbero probabilmente affrontato chiusure o fallimenti, con conseguenze devastanti per l’occupazione e l’economia nazionale».
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