Si cerca, si scava nei bilanci di altre società, alla ricerca di quei soldi spariti dalla Costruzioni Generali srl, la società della famiglia Mazzitelli, editori di Telebari, sulla quale indaga la Procura.
I reati ipotizzati
Il 6 giugno scorso, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Bari hanno perquisito gli uffici dell’azienda su delega della pm Luisiana Di Vittorio. Al vaglio degli inquirenti le posizioni di Dante e Orfeo Mazzitelli, Maria Gammarota e Alberto De Flaminis. Si indaga per bancarotta fraudolenta impropria per distrazione.
Il fisco non pagato
Gli imprenditori non avrebbero pagato il fisco per oltre 20 milioni di euro, non pagando nemmeno fornitori, banche e lavoratori, presentando poi un concordato preventivo che è all’attenzione dei giudici fallimentari ma sulla quale ha acceso i riflettori la Procura anche a seguito di controlli bancari e operazioni sospette fra società controllate o partecipate.
I punti chiave
Ma quali sono i punti su cui si concentrano gli investigatori? Innanzitutto sull’operazione con cui nel 2011, rinnovata poi nel 2016 per altri 5 anni, una nuova società (sempre a loro riconducibile) ha preso in locazione l’asset positivo (e cioè quello relativo all’edilizia pubblica e privata), lasciando i 20 milioni 639mila euro di debito sulla srl.
La natura dei debiti
Ma quegli oltre 20 milioni nel 2021 (erano 16 milioni 782mila euro nel 2020) da cosa derivano? L’esame degli ultimi due bilanci, 2020 e 2021, fatto dai finanzieri evidenzia più voci: la parte maggiore è costituita da quelli tributari, 11 milioni 438 mila euro. Seguiti da quelli nei confronti dei fornitori, 3 milioni e mezzo, altri 3 milioni 330mila sono qualificati come debiti di altra natura. Un milione 230 mila verso altri finanziatori, ben 70mila euro nei confronti di istituti di previdenza e sicurezza, a discapito dei lavoratori.
Partecipazioni e strategia
Ci sono poi le partecipazioni in altre due aziende, la Selp srl (95mila euro), la Md Scarl e la Battipaglia scrl (10mila euro ciascuna) e su tutto la strategia di portare a nuovo negli anni successivi le perdite, non garantite con beni reali ma con un capitale sociale di soli 100mila euro, in buona parte diluiti nel grosso buco dei debiti erariali. In conclusione, un patrimonio netto di 14 milioni fatto in buona parte proprio dai 13 milioni e mezzo di perdite portate a nuovo.
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