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Le procedure di esdebitazione riconosciute dal nuovo Codice della crisi ed i pareri più recenti dei tribunali.

È una delle principali cause di insonnia: avere dei debiti e non sapere come saldarli perché non si dispone delle risorse per farlo. Eppure, i giudici cominciano a dare dei motivi per poter conciliare il sonno, applicando la procedura introdotta dalla legge di conversione del decreto Ristori che ha anticipato il Codice della crisi, in vigore dal mese di maggio 2022. Significa che si può azzerare un debito senza avere nulla?

Un segnale concreto è arrivato da un recente decreto del tribunale di Milano con cui un soggetto è stato liberato da tutti i suoi debiti dopo aver presentato domanda di liquidazione dei beni ed averla successivamente riqualificata in base alla nuova normativa, chiedendo la procedura di esdebitazione dell’incapiente. Come funziona questa procedura e come il Codice della crisi e dell’insolvenza consente di

azzerare i debiti senza avere nulla? Vediamo.

Codice della crisi: che cos’è?

Il nuovo Codice della crisi d’azienda e dell’insolvenza sostituisce la vecchia legge sul sovraindebitamento, nota anche come «legge salvasuicidi». L’obiettivo resta quello di aiutare famiglie ed imprese in sovraindebitamento, proponendo una procedura che prevede una via di uscita anche senza pagare i creditori. In pratica, azzerare un debito senza avere nulla, cioè quando non si ha alcunché da offrire.

Occorre premettere che non bisogna prenderci gusto e far diventare un vizio quello di contrarre un debito per poi non pagarlo dicendo di avere le tasche vuote: si tratta di un’occasione da sfruttare una volta sola nella vita. La legge prevede, comunque, il ritorno dell’obbligo di pagamento nel caso in cui, nei quattro anni successivi alla decisione del giudice, dovessero sopraggiungere delle utilità tali da consentire il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore al 10%.

Azzerare i debiti: quali procedure?

Le procedure per azzerare i debiti senza avere nulla interessano tre categorie di soggetti:

  • gli imprenditori commerciali la cui attività non ha dimensioni tali da consentire una liquidazione giudiziale;
  • i comuni cittadini;
  • gli imprenditori non commerciali.

Nel dettaglio, le strade proposte dal nuovo Codice della crisi sono:

  • il piano del consumatore: può essere utilizzato da chi non ha un’attività d’impresa ed ha un debito di natura privata. Occorre presentare in tribunale, con il supporto di un Occ, cioè di un Organismo di composizione della crisi, un programma di pagamento e di liquidazione. Il giudice darà, eventualmente, il suo parere positivo anche senza consultare il parere dei creditori;
  • l’accordo con i creditori: è previsto quando il debito (in toto o in parte) deriva dall’esercizio di attività d’impresa, professionale o, comunque, lavorativa. Il programma di pagamento, elaborato sempre con l’aiuto di un Occ, deve raccogliere il parere positivo dei creditori che rappresentano il 60% dei crediti complessivi;
  • la liquidazione del patrimonio: in questo caso, il debitore in stato di crisi chiede, ancora una volta tramite l’Occ, la ristrutturazione del debito attraverso la completa liquidazione del proprio patrimonio e non tramite un accordo o il piano del consumatore.

Inoltre, grazie al nuovo Codice della crisi non occorre pagare integralmente i creditori con privilegio, pegni o ipoteche, allorché – recita la normativa – «ne sia assicurato il pagamento in misura non inferiore a quella realizzabile, in ragione della collocazione preferenziale sul ricavato in caso di liquidazione, avuto riguardo al valore di mercato attribuibile ai beni o ai diritti oggetto della causa di prelazione, come attestato dall’Occ».

Resta anche la possibilità di stralciare i debiti chirografari, vale a dire quelli senza ipoteca.

Infine, si dà la possibilità ai «membri di una stessa famiglia» di presentare «un unico progetto di risoluzione della crisi da sovraindebitamento», e cioè di invocare l’applicazione di un’unica procedura.

Non è possibile, invece, azzerare i debiti derivanti da:

  • obblighi di mantenimento e alimentari;
  • risarcimento dei danni da fatto illecito extracontrattuale;
  • sanzioni penali e amministrative di carattere pecuniario che non siano accessorie a debiti estinti.

Azzerare i debiti: come si comportano i tribunali?

Tutta questa teoria, come si traduce nella pratica? Come si comportano i giudici di fronte a chi vorrebbe sfruttare il Codice della crisi per azzerare i debiti senza avere nulla? Recentemente, un decreto del tribunale di Milano [1] ha annullato tutti i debiti di un soggetto che aveva invocato proprio la procedura di esdebitazione dell’incapiente.

Come detto, però, se nei quattro anni successivi alla decisione del giudice il «debitore sdebitato» produce delle utilità in grado di soddisfare almeno il 10% dei creditori, sarà tenuto a farlo. Significa che in quel periodo di tempo dovrà redigere per iscritto delle dichiarazioni relative a tali utilità e depositarle presso l’Organismo di composizione della crisi a cui si è appoggiato per avviare la

procedura di esdebitazione. L’Occ, a sua volta, sarà obbligata ad effettuare una relazione annua da cui risultino «le verifiche compiute per accertare o la sussistenza o meno di sopravvenienze rilevanti».

Si pone, però, un problema non indifferente ed è quello dei costi della procedura. L’Organismo di composizione, infatti, va pagato, anche se in forma agevolata per gli incapienti. Il rischio, dunque, è che i costi azzerino di fatto le utilità che il debitore avrebbe messo a disposizione dei debitori e che mettano a repentaglio la capacità di sopravvivenza del debitore stesso e della sua famiglia. Motivo in più, ritengono i giudici, per azzerare completamente il debito.

Dello stesso parere il tribunale di Macerata: ancor più recentemente [2], ha stabilito che un reddito inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale calcolato su 13 mensilità, aumentato della metà e moltiplicato per il coefficiente numerico del nucleo familiare non sia sufficiente per garantire un dignitoso tenore di vita del debitore e della figlia minorenne, al punto da azzerare completamente quanto dovuto.

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