Il Governo è senza soldi e deve trovare fonti di entrata, proponendo soluzioni a basso costo e non volendo sospettare maliziosamente che alla base del mini condono edilizio in arrivo possano esserci [anche] ragioni e motivazioni diverse.
Il titolare di una farmacia assistita, comunque, ci ha chiesto subito: quanto pensate che possa costarmi il condono, tenuto conto che nella mia abitazione ho semplicemente diviso un bagno in due bagni?
Ora, le spese che abbiamo valutato insieme all’interessato riguardano:
– il tecnico che definisce la visura catastale con la collocazione degli impianti igienici, l’acqua, la metratura, ecc.;
– i diritti che il Fisco vorrà per la presentazione della domanda e quelli al momento dell’accettazione;
– le variazioni che possono subire le rendite catastali, cioè i riferimenti all’IMU e alla tassa rifiuti.
Da un breve esame abbiamo visto che occorrono almeno 5.000 euro, senza contare né i maggiori oneri conseguenti alle variazioni delle rendite, né quelli, verosimilmente rilevanti, riguardanti strettamente l’impresa che eseguirà le opere.
Guardando però, almeno per un momento, alle vs specifiche realtà, se una farmacia ha effettuato lavori, diciamo, “abusivi”, è opportuno evidentemente che regolarizzi la situazione presentando quindi la domanda, perché prima o poi – e se non altro al passaggio della titolarità della farmacia [a una persona fisica o a una società previo conferimento dell’esercizio] – è/sarà richiesto (anche) il documento di regolarità edilizia e allora le cose dovranno essere tutte a posto.
Per gli altri immobili, compresi quelli abitativi, non sembra invece urgente ricorrere a questo provvedimento, ma naturalmente se ne potrà parlare meglio di persona.
(franco lucidi)
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