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È indubbio che la dichiarazione di essere “nullatenente” del rapper Fedez, rilasciata davanti ai giudici in un procedimento per diffamazione del 2020 reso noto oggi, ha lasciato tutti senza parole. Ci si chiede come sia possibile dichiarare: “Beni mobili o beni immobili registrati? Nullatenente direi”, quando si conduce una vita extralusso come la sua, e si abita in una delle zone più care di Milano in un attico di 400 mq. Eppure la dichiarazione, fatta ripetere più volte, è proprio quella, anche se poi il rapper specifica “È tutto intestato alle mie società”. Tradotto: i beni di Fedez, nel 2020 al tempo dell’inchiesta, non erano intestati a lui ma alle società che gli fanno capo. Ma cosa significa per la legge essere “nullatenenti” e quali implicazioni comporta?

Dichiararsi “Nullatenente” cosa vuol dire

Facendoci aiutare da fiscomania.com, il, termine nullatenente viene utilizzato per identificare un soggetto che non percepisce redditi e non ha un proprio patrimonio. In pratica, il nullatenente è colui che, al tempo stesso, non ha né un lavoro, né è titolare di altre attività patrimoniali (un immobile), o finanziarie (un conto corrente, altri titoli). Si tratta quindi di un soggetto nei cui confronti è impossibile avviare un pignoramento perché la procedura risulterebbe negativa e senza esiti fruttuosi. Eppure, e il caso di Fedez è il più lampante, la questione non è così semplice e spesso chi si dichiara nullatenente al contrario ha una vita di gran lusso, vive in lussuosi appartamenti, circola con auto di grossa cilindrata, ecco quindi che questo concetto diventa relativo. La domanda è: “è possibile farlo non possedendo personalmente beni per evitare i pignoramenti dell’Agenzia delle entrate?

Chi è il Nullatenente

Si tratta di un soggetto che si mantiene, per un lungo periodo di tempo, senza un reddito da lavoro (autonomo o dipendente), e senza percepire altre tipologie reddituali (utili, interessi, plusvalenze o redditi diversi), attività patrimoniali (case, terreni, diritti reali minori su immobili), o finanziarie (titoli, o conti correnti). Essere un nullatenente ed avere debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate o dell’Agente della riscossione, vuole dire che si è “contribuenti nullatenenti“, identificando con questo termine i soggetti che in passato hanno prodotto redditi e che oggi non hanno saldato il conto, risultando appunto non in possesso di alcun bene o reddito, sul quale il creditore possa rifarsi per soddisfare la sua pretesa.

Essere un i contribuenti nullatenenti significa o che si sono visti spossessare di tutti i loro averi, magari a causa di un fallimento, o di un’azione esecutiva effettuata da un creditore e che risultano titolari di debiti nei confronti dell’Amministrazione finanziaria, oppure sono coloro che intenzionalmente si sono spossessati di tutti i loro averi evitare di dover pagare i propri creditori. C’è anche un terzo caso che contempla sempre i soggetti nullatenenti che in realtà hanno sempre percepito redditi ma in modo illegale, ovvero “evasori totali”.

Come si diventa un nullatenente

Per essere considerato tale, si legge sempre su fiscomania.com, l’Amministrazione finanziaria, deputata a riscuotere i crediti da attività illecite tramite pignoramento non può farlo nei seguenti casi:

• Quando non vi sono altri immobili di proprietà oltre la prima casa di residenza (a patto che non sia di lusso). Tutti gli altri immobili possono essere pignorati qualora il debito superi i 120.000 euro. Tuttavia, la prima casa rimane ipotecabile, qualora il debito superi i 20.000 euro;

• Quando non ci sono redditi dal lavoro dipendente;

• Quando non si percepiscono redditi da pensione superiori a 672,76 euro;

• Quando non si percepiscono redditi da locazione;

• Quando non si possiedono autoveicoli intestati, salvo il fatto che il veicolo sia indispensabile per l’esercizio di impresa o di arte o professione intellettuale (nel caso non può essere soggetta a fermo amministrativo);

• Quando non si percepiscono rimborsi per risarcimenti danni o pensioni di invalidità;

• Quando non si è proprietari di beni mobili (arredi di casa, ad esempio);

• Quando non si possiedono intestazioni di conti correnti, o di altre attività finanziarie;

• Quando non si possiedono diritti azionari od obbligazionari o cassette di sicurezza presso un istituto di credito.

I beni non pignorabili

A prescindere dalle specifiche che abbiamo appena elencato, esistono per legge beni e redditi che non possono essere pignorati, questo significa che possono essere considerati nullatenenti anche chi possibile beni non pignorabili o di basso valore. Come il reddito da pensione che sia al di sotto di 672,76 euro. Stessa cosa per la prima casa o gli strumenti necessari per l’esercizio della propria professione, pignorabili solo nel caso che non si possa farlo su altri beni o anche quei beni che hanno un valore affettivo e servono per sopravvivere (animali domestici, frigorifero, lavatrice mobilio come letto o tavolo etc)

Cosa rischia un nullatenente?

Il debitore per legge risponde sempre con tutti i suoi beni sia presenti che futuri. Questo significa due cose: non è detto che se oggi si è nullatenenti lo si sarà per sempre, questo implica anche che i debiti (a meno di rinunciare all’eredità) passino anche ai proprio figli. Per la legge però c’è anche un’altra ipotesi: “nessuno può essere costretto a qualcosa di impossibile“.

Come agisce l’Agenzia delle Entrate

Qualora non vengano trovati beni aggredibili nei confronti di un nullatenente, l’Agenzia delle Entrate può effettuare indagini fiscali per verificare se il contribuente è realmente in una situazione di indigenza. Viene fatto con controlli incrociati tramite le banche date a disposizione dell’agenzia. Questi sono indispensabili perché il nullatenente, ad esempio, potrebbe effettuare solo pagamenti in contanti evitando mezzi tracciabili, ma con il “redditometro” e con l’elenco “delle operazioni rilevanti ai fini Iva“, l’Agenzia potrebbe risalire ad acquisti effettuati e capire quali sono i redditi che effettivamente questo soggetto percepisce “in nero“.In questo caso parte poi anche l’indagine della Guardia di Finanza.

Altro modo è procedere a ritroso per verificare che il soggetto nei cinque

anni precedenti non abbia effettuato atti di trasferimento dei propri bene, allo scopo di frodare i creditori. In questo caso i beni sarebbero soggetti ad un’azione revocatoria ordinaria, per aggredire i beni ceduti a terzi.

 

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