Una recente sentenza emessa dalle Sezioni Unite della Cassazione crea un precedente che si preannuncia rivoluzionario nel mondo della aste immobiliari: scopriamo i dettagli.
Bloccare il pignoramento immobiliare per gli imputati che non abbiano agito tempestivamente contestando il decreto ingiuntivo emesso e notificato dall’istituto di credito: questa, in estrema sintesi, la sentenza giunta dalle Sezioni Unite della Cassazione che viene considerata una decisione non meno che rivoluzionaria nell’ambito delle aste immobiliari aggiudicate a seguito di pignoramento.
Si tratta della sentenza numero 9479 emessa lo scorso anno 2023, che stabilisce il diritto del debitore ad opporsi al pignoramento dell’immobile. In quale caso? Ebbene, se il contratto concluso con l’istituto di credito – ad esempio una banca – contiene clausole di tipo vessatorio ed anche nell’eventualità che il proprietario non abbia agito per contestazione prima della scadenza dei termini, permettendo così che il decreto ingiuntivo diventasse definitivo.
La sentenza è giunta sulla base delle decisioni adottate dalla Corte di Giustizia Europea nelle cause recenti numero C-693 e C-831 del 2019, fondate sui principi di tutela dei consumatori. Dunque, se il consumatore viene riconosciuto come parte lesa a causa di almeno una clausola vessatoria contenuta nel contratto e se l’immobile non è ancora stato assegnato tramite asta, ecco che il pignoramento verrà bloccato e la casa tornerà al debitore.
Esempi di clausole vessatorie e conseguenze per le banche
Quali clausole possono quindi essere considerate vessatorie, dunque abusive ed illegittime? Ebbene, ad esempio clausole che determinino interessi moratori sproporzionati ed eccessivi; oppure che limitano il diritto legittimo del consumatore di trasferire il mutuo presso un’altra banca o istituto di credito; o ancora che subordinano il trasferimento al pagamento di penali, non consentite dalle normative vigenti.
Dunque, la sentenza 9479/2023 emerge a tutti gli effetti come un punto di svolta in tema di tutela dei consumatori, con ripercussioni e conseguenze particolarmente significativa nell’ambito della lotta alle clausole abusive e vessatorie fino ad ora, in molti casi, incluse nei contratti bancari a danno dei richiedenti.
D’ora in poi, infatti, il giudice che riceverà da una banca o da un istituto di credito la richiesta di un decreto ingiuntivo nei confronti di un debitore, chiederà al creditore la presentazione del contratto stipulato e, se l’istruttoria risultasse troppo complessa riguardo alla natura abusiva e vessatoria delle clausole, potrà rigettare la richiesta. In questo caso, il creditore dovrà avviare un processo di accertamento del proprio credito di tipo ordinario.
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